La Cappella degli Scrovegni fa parte del circuito Padova Musei Civici, la rete dei Musei e Biblioteche di Padova.
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Nella Cappella degli Scrovegni la pittura di Giotto dialoga con un’opera d’arte scultorea altrettanto straordinaria: nel presbiterio, oggi a coronare l’altare maggiore, si conserva il gruppo scolpito da Giovanni Pisano composto da una figura centrale raffigurante la Madonna col Bambino, cui si affiancano simmetricamente le statue di due diaconi cerofori.
L’iscrizione sul basamento della scultura della Madonna reca la scritta in caratteri gotici incisa e dipinta: DEO GRATIAS + OPUS / JOH[ann]IS MAGISTRI NICOLI / DE PISIS attestandone l’autografia al più celebre scultore dell’epoca.
A rafforzare il ruolo della committenza di Enrico Scrovegni, oltre alla sua figura ritratta ad affresco nel Paradiso del Giudizio Universale, s’aggiungono altre due sue rappresentazioni in scultura: una statua a figura intera orante nella sacrestia e una giacente sul suo monumento funebre nell’abside, databili tra il 1317 e il 1336, e attribuite rispettivamente allo scultore Marco Romano e al Maestro del monumento funebre di Castellano Salomone del Duomo di Treviso.
Entrambe sono dei veri e propri ritratti in scultura: la prima è il simulacro a tutto tondo e a misura reale di Enrico Scrovegni, ritto in piedi, con le mani giunte in preghiera e lo sguardo fisso, reso con straordinario vivo realismo. Il volto, le mani, le vesti tipiche dell’alto rango, come la pelliccia d’ermellino, dovevano dimostrarsi ancor più veritieri se si considera che, anche questa scultura, era un tempo interamente dipinta per renderla davvero la PROPRIA FIGURA DOMINI ENRICI / SCROVEGNI MILITIS DE L’ARENA come riporta l’iscrizione incisa e dipinta sul basamento.
Non se ne conosce l’originaria collocazione, ma di certo non era posta all’esterno, dato il buono stato di conservazione: si è ipotizzato potesse invece sovrastare il sarcofago di Enrico, prima dell’inserimento della scultura giacente, avvenuto dopo la sua morte. In ogni caso la collocazione dell’opera doveva essere in un luogo ben visibile per chiunque entrasse in Cappella a ricordare l’importante ruolo di Enrico Scrovegni non solo come committente, ma come persona eminente della città di Padova.
Ugualmente resa con grande realismo è la scultura di Enrico posta sopra il sarcofago nel suo monumento funebre, collocato nella parte terminale dell’abside della Cappella. Venne realizzata poco dopo la sua morte avvenuta nel 1336, durante il suo esilio veneziano; nel testamento Enrico aveva espressamente indicato la sua ferma volontà d’essere sepolto nella sua Cappella, come infatti avvenne.
Il monumento si compone di un sarcofago sopra il quale è posto l’apparato figurativo: due angeli scostano le tende per permettere la visione della scultura del defunto che ha la testa appoggiata su un cuscino decorato e ornato da nappe, il corpo è lievemente inclinato verso l’osservatore mentre dietro sono applicati tre stemmi a bassorilievo con la croce e la scrofa “rampante”, emblema della famiglia Scrovegni. La figura giacente, anche in questo caso a grandezza naturale, è stesa priva di vita, con il volto segnato dalle rughe della vecchiaia scolpito probabilmente avendo a modello la maschera funeraria di Enrico ricavata da un calco dal vero.
Nella parete absidale, sotto il monumento del committente, è posto inoltre il semplice sarcofago della prima moglie di Enrico, Jacopina d’Este, mentre altre sepolture si trovano inserite nella pavimentazione dell’area presbiteriale, identificate da lastre marmoree.